Fioroni: si volta pagina nell’istruzione tecnica

“Da oggi si volta pagina nell’istruzione tecnica e professionale del paese. Si apre un percorso con capisaldi fermi”. Sono le parole del ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, al termine della due giorni di incontri del Laboratorio dell’istruzione tecnica e professionale, organizzato dal ministero, che ha visto partecipare a Roma rappresentanti della scuola, delle istituzioni, degli enti locali, delle parti sociali, con l’intervento di chiusura del premier Romano Prodi. Obiettivo: delineare gli istituti tecnici e professionali del futuro, in vista della riforma che dovrebbe entrare in vigore dall’anno scolastico 2009/10. Gli istituti tecnici e professionali, ha detto Fioroni, “devono colmare un gap pluridecennale, fornendo alle imprese tecnici e professionisti in grado di competere con la sfida di un’economia globale”.

Occorre un processo di razionalizzazione, che inizi dal porre fine “all’indecenza che le stesse qualifiche e percorsi nominalmente possono essere realizzati in sei mesi, due anni o 5 anni, e in questa confusione si perde la straordinaria qualità e valenza della nostra istruzione tecnica e professionale”. Due rami che vanno distinti, ha sottolineato Fioroni, assegnando loro “ordinamenti e programmi che non si sovrappongano, e valorizzando così le distinzioni”.

Inoltre, ha spiegato il ministro, occorre ridurre la frammentazione delle materie e soprattutto diminuire le ore: “Nessuno studente riesce a sopportare 40 ore di lezioni. La riduzione oraria, già avviata in Finanziaria, va fatta con criterio, valorizzando le materie professionalizzanti e le ore di laboratorio, e riducendo quelle non caratterizzanti’. Meno ore, insomma, perché lo studente, ha scandito Fioroni, “non può essere strumento di sostegno degli organici”.

Infine, un accenno alla nascita dei poli tecnici e professionali, almeno uno per provincia, da realizzare “attraverso fondazioni in compartecipazione su cui faremo una norma di indirizzo che, come previsto in sanità, consenta di mettere insieme risorse pubbliche e private. In modo – ha concluso il ministro – da creare anche un nesso profondo tra scuola e territorio”.

Nel corso del convegno, il presidente del Censis Giuseppe De Rita ha lanciato l’allarme proprio sull’attuale situazione degli istituti tecnici e professionali, nei quali “il 55 per cento dei diplomati continua gli studi perché considera la formazione che riceve non professionalizzante”. Anche a causa dell”invasione del generalismo, piaga degli istituti tecnici – ha spiegato De Rita – negli ultimi anni si è avuto un recupero di iscritti al liceo, e un calo di quelli degli istituti: coloro che prima andavano all’istituto tecnico oggi vanno direttamente a lavorare, e se al liceo c’è un tasso di abbandono del 15 per cento, negli istituti tecnici e professionali si supera il 25″.